mercoledì 24 febbraio 2010

Good morning, Alife

Amici miei, vicini e lontani: buongiorno!

Ogni giorno arrivo sempre più tardi con l'appuntamento quotidiano: finirà per diventare un good night!

Sono contento, dopotutto: Anonimo mi ha risposto presto e tosto alla richiesta di ieri.
Da una parte mi ha letto la sentenza, dicendo che vede in me “una certa somiglianza a quelle persone” che io stesso attacco nei consigli comunali (questo il significato di “controllore che non controlla”). Da un’altra parte mi ha fatto due domande:

1) che cos’è per me la giustizia e la trasparenza;
2) spiegare a quale corrente politica appartengo.
Inutile dire che non condivido la sua sentenza (un po’, non posso nasconderlo, mi ha anche ferito). Non per le "persone" alle quali Anonimo fa riferimento, ma al significato cui alludeva: faccio perciò appello al mio operato (oltreché alla mia coscienza). Ci sarà un “secondo giudizio” prima della condanna, o no? In Italia, anche ai delinquenti, vengono riconosciuti tre gradi!
E poi, ovviamente, rispondo alle domande.

Che cos’è per me la giustizia e la trasparenza?
Riporto alcuni brani di un libro:

Nel linguaggio comune, giustizia è «la virtù morale per la quale si riconosce e si rispetta il diritto di ognuno mediante l’attribuzione di quanto è dovuto secondo la ragione e per legge». Giusto, conseguentemente, è colui «che opera e giudica secondo giustizia». Queste definizioni appaiono riduttive e dal tenore troppo giuridico rispetto al valore altamente etico e morale (…) In base al quale, la giustizia è autenticità. Ossia un modo di essere, di pensare e di agire che non teme alcuna contraddizione e ipocrisia, ed è inoltre scevro di ogni possibilità di smentita.
Solo chi pratica questa giustizia ha raggiunto quell’armonia esistenziale che, con una spinta unisona, morale e spirituale (…). (pagina 61)

(La giustizia) sta nell’agire con coscienza senza profitto di situazioni o coincidenze per far eccellere le proprie ragioni. E sta, specialmente, nel comportarsi con rispetto nei confronti di quelle persone che sostengono delle loro verità che, perché personali e soggettive, e come tali non verificabili obiettivamente, tuttavia neanche possono aprioristicamente essere screditate. (pagina 63)

L’episodio narra di un padrone che, avendo bisogno di manodopera per la sua vigna, chiama al lavoro un certo numero di operai. Le assunzioni avvengono in diverse ore del giorno, cosicché alcuni sono occupati per l’intera giornata, altri per un tempo inferiore. Al termine della giornata di lavoro, tuttavia, il padrone agisce in una maniera originalissima. Retribuisce tutti gli operai con la stessa paga, anche quelli che avevano lavorato per minor tempo. Il fatto indispettisce gli operai della prima ora, quelli che hanno lavorato l’intera giornata. Che spettegolano il padrone giudicando scandaloso il suo comportamento nonché di una evidente «ingiustizia» perché aveva retribuito allo stesso modo gli operai che avevano lavorato meno di una giornata intera.
Perché nasce il diverbio? Perché gli operai indispettiti osservano l’accaduto senza fermarsi al rapporto in discussione (quello di lavoro), ma andando oltre fino a sconfinare nel giudicare il caso come se coinvolgesse tre soggetti: il padrone della vigna, loro medesimi, gli altri operai. Un modo di fare, questo, che non ha mai visto declino, purtroppo. E ancora oggi impazza in tante circostanze umane. Ma è un fatale errore di veduta. (…) viene presentato un rapporto di lavoro in forma bilaterale che intercorre tra il padrone e ciascuno degli operai. Le valutazioni comparative che gli operai fanno tra loro, dunque, sono dettate dall’egoismo e dalla rivalità. Tutti gli operai, quelli della prima quanto quelli dell’ultima ora, stanno ricevendo la mercede per la quale avevano pattuito il lavoro – in quel rapporto bilaterale tra loro stessi e il padrone – e accettato di recarsi alla vigna. Il fatto che il padrone abbia acconsentito di retribuire gli ultimi allo stesso modo dei primi non è un’offesa per gli operai che hanno lavorato di più. Il padrone sta rispettando il patto stretto con ciascun operaio? Sì, evidentemente! Ed è quanto basta per valutare la correttezza di comportamento. (pagine 67 e 68).

Caro Anonimo, quanto hai letto è per me il significato di “giustizia”. Ed anche quello di trasparenza che, praticamente, è in esso compreso: agire alla luce del sole!, per dirla con parole più semplici ed abituali.
Sono parole mie, quelle che hai letto. Le
ho scritte a mio figlio nel giorno della sua prima comunione dedicandogli un libro, uscito nelle librerie a giugno 2009 (Al cuore della vita – Lettera a un figlio nell’era delle e-mail e degli sms, Tau Editrice, 2009).

Mi hai chiesto poi di “spiegare a quale corrente politica appartengo”. Ti spiego: non “appartengo” a nessuna “corrente” politica. Nei miei interventi (soprattutto nei comizi elettorali ad Alife) ho spesso puntato il dito contro le altre compagini in competizione elettorale, invitandoli a “togliere le casacche, a scoprire i loro veri volti!”. Vivi Alife non aveva, non ha e non avrà mai una “casacca” addosso! Non darà mai forza a nessuna “corrente” politica.

Mi pare ovvio, tuttavia, che ciascuno di noi (io e te, per esempio), pur decidendo di non avere casacche addosso (io l'ho fatto ad Alife, non so di te), possiamo avere delle… chiamiamole “simpatie” per degli ideali politici: del resto, tutti partecipiamo alle elezioni politiche (per il Parlamento, per esempio) e lì scegliamo e votiamo per un Programma che racchiude in sé una visione di economia, di sanità, di lavoro, etc.etc.... insomma una visione di società che si vuole costruire. Per me, dunque, c’è differenza tra “amministrazione” e “governo” di un Paese.
In conclusione (cercando di semplificare): non appartengo a nessuna “corrente” politica. Ma voglio toglierti la curiosità fino in fondo: guardo "con attenzione" al centro destra. Tutte queste cose sul mio conto, caro Anonimo, le avresti potute apprendere con una semplice ricerca su internet..... E non oggi. Ma già qualche anno fa.

C'è contraddizione o incoerenza in tutto questo? (mi rivolgo anche ad altri Anonimi)
Io credo di no. Faccio un esempio.
Se un Ministro o un Parlamentare "ruba" , appartenga al centro destra o al centro sinistra, non fa differenza: è un ladro e basta!
Se un Ministro o un Parlamentare "ruba", nessuno deve sentirsi in dovere di difenderlo in nome dell'appartenenza allo schieramento per il quale ha espresso il voto: è un ladro e basta!
Se un Ministro o un Parlamentare "agisce bene" , appartenga al centro destra o al centro sinistra, non fa differenza: è un buon governante!
Se un Ministro o un Parlamentare "agisce bene", nessuno deve sentirsi in dovere di offenderlo e contraddirlo in nome dell'appartenenza allo schieramento (opposto) per il quale ha espresso il voto: è un buon governante! Magari non porterà avanti la "mia visione" e allora posso essergli contrario, ma non per questo è un deliquente!

Buona serata.
Ciao, Daniele.

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